Quel desiderio smisurato di continuare il nostro lauto pasto, mentre i nostri sensi di colpa ci dicono che stiamo sbagliando!
Io l’ho ribattezzato “il richiamo della credenza”: è quel desiderio smisurato di continuare all’infinito il nostro lauto pasto, mentre i nostri sensi di colpa ci dicono che stiamo sbagliando.
Questo importante aspetto del nostro stile di vita, ovvero la voracità con cui ci accostiamo al cibo, non fa parte della fame, ma è una delle tante sfaccettature dell’appetito.
Qualcuno ne soffre dopo il pranzo e non può fare a meno di mordere un frutto, nonostante sia consapevole che la frutta non va assunta dopo il pasto, poiché induce fermentazione e rallenta il processo digestivo. C’è chi, al contrario, ne soffre al pomeriggio e dopo cena, i momenti in cui ci si butta sul dolce, come i biscotti o il cioccolato.
Il “richiamo della credenza” è uno dei tanti aspetti della disoccupazione, del forzato tempo libero e delle pause infinite, una pessima conseguenza dei problemi del nostro secolo dell’attuale società.
Combattere questo piccolo grande disturbo richiede un grande lavoro psicologico, una rinuncia forzata da parte della nostra volontà, che cerca in tutti i modi di colmare l’affetto mancante e i vuoti, riversando nel cibo tutto ciò che non riesce a buttar fuori in altro modo.
Asserire al richiamo della credenza significa assicurarsi di rifare l’errore ancora una volta: se infatti avremo ceduto al nostro istinto una volta, lo faremo ancora.
Per combattere questo problema è bene affidarsi ad uno specialista, iniziare un percorso di educazione alimentare unitamente ad una psico-terapia: tutto questo ci aiuterà ad arrivare a fine giornata senza rimorsi né rimpianti, ma felici e soddisfatti di non aver ceduto all’attrazione di quella credenza!
Autore: Dr.ssa Rosa G. Pinizzotto Biologa Nutrizionista
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