L’interesse per i Disturbi d’Ansia e di Panico è aumentato notevolmente negli ultimi anni, poiché questi sembrano essere i principali motivi di consultazione specialistica nell’ambito dei problemi psicologici.
Ma cos’è un disturbo d’ansia?
Come tutte le emozioni, anche l’ansia non è disfunzionale in sé ma, al contrario, è indispensabile per la sopravvivenza, in quanto segnala la percezione soggettiva di minaccia imminente per obiettivi importanti che vogliamo perseguire o per la nostra incolumità fisica. La sovrastima del pericolo o la sottostima della capacità di farvi fronte contribuiscono ad accrescere i sintomi d’ansia che, a loro volta, diventano fonte di minaccia per l’individuo che li sperimenta.
L’ansia diventa una patologia quando la persona attua una serie di comportamenti, come evitamenti, rituali di controllo etc., tali da compromettere la qualità della vita della persona. La maggior parte degli individui con problemi d’ansia lamentano una lista numerosa di sensazioni e di disturbi quali: palpitazioni, tachicardia, sudorazione eccessiva, sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto, sensazioni di sbandamento e/o di svenimento.
Quando lo stato d’ansia è particolarmente intenso e prolungato nel tempo può causare, com’è facile immaginare, una quasi totale compromissione della vita di relazione e dell’autonomia. Comunemente l’ansia viene definita come una paura senza oggetto. Più in particolare potremmo dire che, nel disturbo d’ansia, l’oggetto della paura esiste, anche se è spesso indefinito ed inafferrabile da parte del soggetto.
La persona ansiosa vive una sensazione penosa di apprensione per eventi di cui fa quasi sempre previsioni pessimistiche. Questo serve solo in parte a spiegare il vissuto angoscioso che sente la persona. Ancora più penosa è la percezione, non solo di una catastrofe imminente, ma anche l’idea di dover far qualcosa per prevenire tale catastrofe. In questo stato la persona vive un turbine di emozioni, che spesso non sa neppure definire, dove è presente, da un lato, l’ansia per l’evento temuto, ansia che si potenzia per la credenza di non essere in grado di poter affrontare tale catastrofe e che può mescolarsi alla tristezza per la percezione di inadeguatezza e incapacità del Sé.
La persona quindi si trova a vivere una sensazione di pericolo scaturita da un’alterata percezione del mondo esterno che si somma all’emozione della tristezza per l’impotenza generata dalla percezione di fragilità che ha di sé. A causa di questa sua deficienza, sarà costretta ad aver bisogno degli altri. Dunque, oltre a vivere lo stato spiacevole causato dall’ansia, la persona si può trovare a vivere anche uno stato che peggiora la sua condizione, quello della tristezza per essere così com’è.
Questo spiegherebbe anche la tendenza della persona ansiosa a dover tenere tutto sotto controllo. Proprio perché si percepisce inadeguata (con scarse potenzialità) e percepisce il mondo esterno sempre più minaccioso, essa non può perdere il controllo perché è come se si dicesse: “A quali conseguenze disastrose sarò esposta se dovessi perdere anche un po’ del mio controllo?”.
La persona ansiosa, inoltre, è portata a ricordare solo i suoi insuccessi e a dimenticare i successi. Spesso non mette in discussione l’idea che è proprio la sua tendenza a controllare che fa aumentare quello stato di malessere (da lei invece attribuito alla gravità dell’evento) e che spesso gli eventi negativi che la vita ci presenta, non sono affatto la conseguenza del nostro essere inadeguati.
Inoltre, il voler controllare a tutti i costi, ci dà solo la prova che noi non riusciamo a controllare e questo attiva un circolo vizioso: siccome sono debole devo controllare, più sono vigile e attento nel controllare tutto ciò che mi circonda e più mi accorgo che non riesco a controllare tutto, l’informazione che ricevo dal mancato controllo avvenuto, rafforza la mia idea di base, quella di essere debole/inadeguato.
La persona che soffre del disturbo d’ansia ha una difficoltà nell’elaborazione dell’informazione. Nella persona che soffre del disturbo d’ansia, come già detto, vi è la tendenza ad una sovrastima del pericolo e ad una sottostima delle sue capacità di fronteggiarlo.
Tali percezioni attivano i cosiddetti “schemi di pericolo”. Una volta attivata la valutazione di pericolo, si crea un altro circolo vizioso che rinforza le manifestazioni d’ansia. I sintomi ansiosi sono essi stessi, infatti, una fonte di minaccia. Essi possono condizionare il comportamento dell’individuo ed essere interpretati come segnali dell’esistenza di un grave disturbo fisico o psicologico.
Questi effetti accrescono il senso di vulnerabilità dell’individuo e di conseguenza rinforzano l’iniziale reazione ansiosa inducendo una serie di risposte sfavorevoli, le quali a loro volta non fanno altro che esasperare la valutazione di pericolo.
Nella persona che soffre di ansia generalizzata, si evidenzia una modalità di rimuginazione cronica, convinzioni circa la propria incapacità di fronteggiare l’evento e pensieri positivi e negativi relativi al processo stesso di rimuginazione.
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA GIULIA DE MEO DI MEO
Studio DeCA – via Statilio Ottato 51