Vorremmo intrattenervi su un argomento da cui possiate trarre indicazioni per comprendere meglio voi stessi e gli altri. L’argomento è denominato “I filtri della conoscenza”, a sua volta composto da temi specifici.
Un filtro è costituito da credenze, o convinzioni, coerenti tra loro; da valori; da criteri con i quali questi ultimi si realizzano secondo la valutazione soggettiva di chi ne sia portatore; infine, dai metaprogrammi. Tali categorie cognitive costituiscono un sistema complesso di riferimenti sui quali la persona fonda le proprie scelte e costruisce relazioni. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Le credenze
Una credenza è ciò che crediamo essere vero/falso. Ovviamente, escludiamo dalle convinzioni le cose che sappiamo essere vere o false. Le credenze possono essere pure o impure: sono pure le credenze che non hanno nessun rapporto con la realtà come, ad es., la convinzione che il giorno venerdì 17 sia foriero di disgrazie, così come un gatto nero che ci attraversai la strada. Sono impure le credenze che vengono estratte dalla realtà ma fatte oggetto di distorsione; si tratta di credenze che all’origine sono atti conoscitivi, il cui potenziale informativo si è perduto a causa di una deformazione. Ad es., credere che se un numero del lotto è stato estratto di recente, la probabilità che l’estrazione di quel numero si possa ripetere è bassa, e comunque inferiore a quella associata agli altri 90 numeri del lotto (convinzione piuttosto diffusa); in realtà, l’estrazione con re-immissione del numero tra gli altri 89, rende la probabilità di estrazione pari a quella di qualsiasi altro numero, ovvero pari a 1/90.
I valori
Un valore è un riferimento interno ad una persona che la spinge ad agire in un certo modo, a vivere secondo un certo modello; e, per contro, le impedisce di agire in certi modi.
I criteri
Un criterio è Il modo, o i modi, in cui il portatore di un certo valore crede che quel valore si realizzi. Si tratta, quindi, di un tipo specifico di credenza. Un criterio può essere rigido, oppure flessibile. Il primo è l’unico modo in cui, secondo il portatore di un certo valore, quest’ultimo si può realizzare; un criterio flessibile, invece, è uno dei possibili modi con cui possiamo ottenerne la realizzazione. A proposito di criteri rigidi, se, ad es., qualcuno pensasse che l’onestà non possa essere disgiunta dalla sincerità, si potrebbe giungere al risultato paradossale che, per perseguire l’onestà, sia necessario essere sinceri contro ogni convenienza e ragionevolezza. Al proposito, si narra che nel 1944 sia giunta una squadra di nazisti in un casolare di campagna in nord Italia, e abbia chiesto al padrone di casa se avesse nascosto una famiglia di ebrei in soffitta, informazione ottenuta da un delatore. Il padrone di casa, purtroppo per i rifugiati, è sincero ed onesto, e non può esimersi dal dire la verità: gli ebrei sono proprio in soffitta, nascosti in un locale invisibile dall’esterno. Quali valori ha violato, quel buon uomo, per essere onesto?
I metaprogrammi
Infine, i metaprogrammi sono, come suggerisce la denominazione, “programmi di programmi”, perché non determinano direttamente le singole scelte che facciamo (programmi) ma rappresentano un modo di scegliere che tende a ripetersi, un orientamento che può prescindere dalla convenienza o dalla ragionevolezza della scelta. I metaprogrammi costituiscono un repertorio in continua evoluzione. Possiamo rappresentare un metaprogramma come un orientamento che si muove lungo un segmento, con il – a sinistra e il + a destra, come nella figura – +, ad indicare su quale versante un soggetto si colloca nel continuum.
I più importanti metaprogrammi:
- avvicinamento/allontanamento: stile di scelta orientata ad evitare o ad ottenere, od anche “andare via da/andare verso”. Es.: D.: perché hai scelto questo lavoro? R.: perché mi garantisce la pensione e la stabilità del posto. Apparentemente, l’espressione “garantisce la pensione ecc.,” sembra un modo per ottenere qualcosa. In realtà, si tratta di una scelta conservativa che serve ad evitare rischi. Così come “mi compro un’auto robusta e sicura” (non voglio morire: allontanamento) / “mi compro una spider” (voglio godermi la vita: andare verso).
- temporale, ovvero passato/presente/futuro: stile di scelta che tiene in conto del passato come riferimento, del qui ed ora, o del futuro. Chi sceglie in base all’esperienza, propria o altrui, trova in questa una rassicurazione, perché sa cosa potrebbe accadere; se sceglie in base al presente, tiene conto del contesto; infine, scegliere guardando al futuro, vuol dire esplorare, voler correre avventure, coltivare visioni. “Noi andiamo in ferie in montagna sulle Dolomiti sempre nella stessa pensione da 10 anni…” (se ci troviamo bene, perché cambiare? Il passato insegna) / “Ogni anno cambiamo meta, ci piace viaggiare, scoprire nuovi posti…” / (fare scoperte è emozionante, le scoperte non abitano nel passato).
- strumentalità/generosità, ovvero scelta per sé, scelta per gli altri: Vuol dire scegliere pensando prima al prossimo che a sé; o viceversa.
- di soggetto adeguante/disadeguante. Cogliere più facilmente le similitudini che le differenze; o al contrario. In qualche modo, questa dimensione richiama l’opposizione conformismo/anticonformismo. Il disadeguante è lo spirito critico di un gruppo.
- approccio ai problemi pezzi grandi/pezzi piccoli. Indica lo stile con cui affrontiamo i problemi (il nostro problem solving). “Pezzi grandi”: visione globale; il tutto prevale sui particolari. Pezzi piccoli: il tutto è la somma dei dettagli, il problema si risolve assemblando i pezzi.
- di schema referenziale esterno/interno: lo schema referenziale è costituito dai riferimenti che un soggetto utilizza per sentirsi sicuro di scegliere bene. Scegliere in base ai riferimenti altrui (schema referenziale esterno) vuol dire cedere, in tutto o in parte, la propria autonomia; quindi astenersi fino a quando un referente esterno “autorevole” omologhi la decisione/scelta; scegliere in base a riferimenti personali vuol dire fidarsi di sé e decidere in autonomia se la scelta è giusta o sbagliata.
- di soggetto estroverso/introverso: questo metaprogramma indica il tipo di risonanza affettiva che emerge nel rapporto con gli altri. Anche se il tipo di educazione e di esperienze di vita contribuiscono a rafforzare o a stemperare l’orientamento di base, l’estroversione/introversione non è questione di apprendimento, quanto di una predisposizione costituzionale. L’estroverso ha facilità a stringere relazioni con il prossimo, si mostra volentieri, ha rapporti con molte persone, ma piuttosto superficiali. L’introverso se ne sta volentieri con sé stesso, ha pochi amici ma legami tenaci e profondi; tende a non esprimere le emozioni in pubblico, al contrario dell’estroverso.
- di possibilità/necessità: agire perché si può o perché si deve. Chi scorge possibilità esercita opzioni; chi si sente “obbligato a…” non vede altro che doveri. “Perché lavoro? Che domanda! Non si può non lavorare!” (si deve…è necessario / “Perché lavoro? non è solo questione di soldi; quelli sono la conseguenza del lavoro, io lo faccio perché mi realizzo” (posso e voglio).
- di soggetto reattivo/proattivo: agire per rispondere a stimoli/agire di iniziativa.
- di soggetto rurale/urbano: il primo gestisce il tempo (e si gode il tempo), il secondo insegue il tempo.
“Perché fare subito quello che si può rinviare?” / “Perché rinviare se posso farlo subito?”
(Non abbiamo esemplificato tutti i metaprogrammi, perché alcuni sono auto evidenti).
Occorre chiarire che la maggior parte delle persone difficilmente occupa sempre un estremo del continuum su cui si collocano i metaprogrammi; per es., nessuno è completamente disadeguante o adeguante, e questo vale per tutti i metaprogrammi. Il normale processo di adattamento fa sì che la persona “normale” si collochi più o meno al centro della dimensione, cosicché probabilmente prenderà decisioni in base al contesto. Essere orientati verso l’uno o l’altro estremo indica una tendenza a prendere posizione in modo deciso quando possibile. Si pensi a un soggetto che prenda decisioni solo in modo disadeguante: parliamo, in tal caso, di una persona disturbata, inaffidabile, oppositiva. D’altronde, un estroverso che, al lavoro, declama di fronte ai colleghi in piedi su un tavolo, non è semplicemente un estroverso, ma un eccitato in fase florida.
Parimenti, un introverso che si chiude in casa, non vuole vedere nessuno ed evita qualsiasi relazione, ha qualche tratto autistico. Aggiungiamo un’altra osservazione a quanto detto: i metaprogrammi sono collegati da una relazione funzionale, da un file rouge, nel senso che sono coerenti tra di loro. Se Gianni ha una tendenza a scegliere in modo “conservativo”, nel senso che non è propenso a rischiare, possiamo aspettarci che stia sul versante “passato” del metaprogramma passato/presente/futuro; sul versante “allontanamento” del metaprogramma andare via da/andare verso; e probabilmente sul versante “necessità del metaprogramma possibilità/necessità.
Chiedetevi, per ogni metaprogramma indicato, a quale tipologia ritenete di avvicinarvi
A che servono i filtri
Come già detto, chiamiamo filtro un insieme di conoscenze che possediamo, di convinzioni che coltiviamo, di valori che seguiamo, per:
- Selezionare amicizie, affetti, modi di trascorrere il tempo, tipo di lavoro, aspirazioni
- I modi in cui operiamo scelte (metaprogrammi)
Per esempio, potremmo chiederci cosa occorre perché qualcuno diventi nostro amico, ovvero quali caratteristiche dovrebbe avere costui. Se lo chiedessimo a un certo Gianni, che in questo momento ci legge, magari si troverebbe un po’ in imbarazzo nel fare un ritratto preciso; sicuramente, però, sarebbe in grado di escludere una certa tipologia di persona, cioè ci direbbe come non deve essere un suo amico. Quindi, farebbe un elenco di caratteristiche che un suo amico non deve assolutamente avere. In tal modo Gianni avrebbe filtrato, tra vari ipotetici candidati, quelli da scartare e quelli da includere.
Su che base?
Sulla base della compatibilità del sistema complesso di credenze/valori/criteri a cui Gianni si attiene con quello che contraddistingue i suoi potenziali amici. Se, ad esempio, Gianni ci riferisse che mai potrebbe frequentare un ateo, perché gli atei difficilmente, a suo dire, hanno senso etico, contestualmente ci rivelerebbe di possedere l’etica come valore, e che questa si realizza aderendo a certe credenze religiose (criterio).
Provate a valutare il vostro sistema di valori e criteri
Estrarre i valori
– Descrivi le 5 esperienze più importanti della tua vita
– In particolare, cosa in ciascuna esperienza, è stato più importante?
– Cosa lo ha reso così importante?
Nuova gerarchia dei valori
– Hai indicato i 5 valori più importanti per te: distribuiscili in ordine di importanza
Estrazione dei criteri
Cosa dovrebbe accadere perché tu possa considerare realizzati i valori sopra indicati?
Osservazioni
L’esercizio che hai svolto ha lo scopo di farti riflettere sulla distinzione tra i valori e i criteri. Un valore è, per definizione, una categoria irriducibile, nel senso che non può essere scomposta in qualcosa di più semplice. Se, ad esempio, tu avessi indicato tra i valori “la famiglia” (cosa molto comune), ti potresti chiedere “quali vantaggi ricavo da questo valore?”; è molto probabile che la risposta sia “affetto, solidarietà, stabilità”, ecc. Questo significa che la famiglia rappresenta, più verosimilmente, un mezzo (ovvero un criterio) per ottenere qualcos’altro. Anche “affetto, solidarietà, ecc.” sono, a loro volta, riducibili: consentono di raggiungere il benessere personale, o di “sentirsi OK”.
Alla fine, qualsiasi valore tende al benessere personale nostro o dei nostri cari. Anche i valori più intrisi di solidarismo finiscono per produrre, in chi si impegni a realizzarli, una soddisfazione personale: sarebbe paradossale, infatti, che, qualcuno che si sia sacrificato per il bene di qualcun altro o per un ideale di alto profilo, ne ricavi alla fine insoddisfazione e infelicità.
Quando un criterio è rigido, ovvero viene considerato l’unico mezzo per saturare certi valori (o in questo modo o in nessun altro), diventa difficile che una persona si realizzi.
Al contrario, un criterio flessibile offre molte opzioni per realizzare un valore. Sarebbe utile per chi legge valutare se i criteri che adotta per realizzare la propria scala di valori lo obblighino a passare attraverso un “collo di bottiglia” o siano modi per accedere a scelte libere.
Rivedere la propria scala di valori ed introdurre il concetto nuovo di criterio, significa accrescere di molto la propria libertà.
AUTORE: LUCIANO SPARATORE
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